Esistono fondamentalmente due tipi di forme croniche, quelle caratterizzate da
una
perforazione
della
MEMBRANA TIMPANICA, o
quelle senza perforazione; entrambe sono caratterizzate dal punto di vista
clinico da una persistenza nel tempo della sintomatologia, dalla mancanza o dalla
modestia del
dolore (a meno che non vi siano
riacutizzazioni o
complicanze
sovrapposte), e dalla comparsa a livello istologico di alterazioni
caratteristiche come
infiltrazione linfocitaria,
proliferazione fibroblastica
con produzione di fibre collagene, inoltre tutte riconoscono come primum movens
un deficit anatomico e/o funzionale della
attività della tuba.
Forme caratterizzate da mancanza
di perforazione.
Questa è la comune
otite media secretiva, precedentemente chiamata
otite media cronica
a timpano chiusa,
caratterizzata dalla presenza persistente di un
versamento
più o meno denso a
carico dell’orecchio medio. Il criterio della durata permette di suddividerla
in
acuta
(sierosa),
subacuta
(siero-mucosa),
cronica
(muco-gelatinosa),
a seconda che il decorso non superi le 3 settimane, sia compreso tra 3 settimane
e 3 mesi, o superi i tre mesi (Passali).
Il “Primum Movens” è rappresentato
sempre da un deficit dell’attività della
tuba d’Eustachio
sia per un'ostruzione
meccanica, dovuta a masse esterne come ad esempio in caso di
vegetazioni adenoidee,
o di una infiammazione dell’ostio della tuba
nel contesto di una
patologia
flogistica del rinofaringe
(va tenuto presente che l’insieme di tuba-cavità
naso sinusali e rinofaringe viene considerata funzionalmente una struttura
unica ed è chiamata
unità rino faringo tubarica
(Passali), oppure per
deficit
funzionale della muscolatura
preposta alla sua apertura; questo
giustificherebbe, ad esempio la mancanza di una risoluzione del quadro clinico
post adenoidectomia ed è alla base della necessità della rieducazione tubarica.
E’ questa, come visto, una
patologia particolarmente frequente in età
pediatrica
per la presenza relativamente frequente in quest’età di un’eccessivo
sviluppo delle
vegetazioni adenoidee,
che comportano
ostruzione meccanica,
ristagno di secrezioni
e
flogosi, nonché
una
congestione del circolo venoso nasale.
Ciò comporta che in quest’età non sia raro l’interessamento di entrambe le
orecchie.
Pur tuttavia tale patologia si può verificare anche in età adulta,
in generale in tutti i casi in cui sia presente
ostruzione e/o flogosi rinosinusale
(ad es.
deviazione del setto,
poliposi nasale,
rinopatie
allergiche vasomotorie, etc.) o un
deficit funzionale della muscolatura
(ad es.
in caso di
palatoschisi
o nella
sindrome di Down).
Nell’adulto e nell’adolescente,
non è infrequente osservare delle
forme monolaterali
che vanno considerate con
particolare attenzione in quanto possono nascondere un
carcinoma del rinofaringe
o un
linfoma
che presenta come prima localizzazione questa regione
e si presenta inizialmente con tale segno clinico. Da ciò la necessità di
essere sicuri nell’osservazione del
rinofaringe
e ricorrere quando la
rinoscopia posteriore
non garantisca questa sicurezza alla
rino laringoscopia
con ottiche flessibili o rigide.
Il quadro clinico dell’otite media secretiva
è
caratterizzato da
ipoacusia trasmissiva,
senso di ovattamento auricolare
e di
rimbombo della propria voce
(autofonia)
e, meno frequentemente,
lieve cefalea,
saltuaria instabilità
e, particolarmente nel bambino più piccolo
irritabilità.
Va tenuto presente che questa forma non si accompagna a dolore, se non in caso
di riacutizzazione, per cui è possibile che in questa fascia di età possa essere
sottostimata.
Questo accade perché il bambino non si lamenta, o comunque
non ha dolore.
Chissà perché parlando di orecchio ci si concentra sempre sul sintomo dolore
anziché sul deficit della funzione?
Tenuto conto che si tratta,
in gran parte e di bambini in età scolare ciò può comportare dei ritardi nell’apprendimento
e la persistenza di
difetti di pronuncia
come il
rotacismo
o il
sigmatismo.
Spesso è la stessa insegnante elementare che si accorge che il bambino è
disattento, sbaglia il dettato, tende a farsi ripetere le frasi, o parla a voce
più alta (per ridotto controllo del volume della propria voce anche se può realizzarsi
l’esatto contrario per la presenza dell’autofonia); altre volte sono i genitori
che si accorgono che il bambino tende ad alzare il volume del televisore.
La diagnosi è data dall’anamnesi,
dall’esame otoscopico
(ovviamente nel contesto
di una
visita otorinolaringoiatrica) con contemporanea, ma non essenziale,
otoscopia pneumatica, dall’esame timpanometrico
con studio associato della
reflessologia stapediale, e, se l’età lo consente, da un esame audiometrico
tonale e vocale. In particolare l’impedenzometria
o
timpanometria
può
evidenziare due tipi di tracciato, un tracciato di tipo C, con spostamento del
picco di massima compliance su valori negativi (ciò può accadere nella fase
del
versamento sieroso) o, più frequentemente di tipo C, con
timpanogramma “piatto”
per mancanza di movimento della
MEMBRANA TIMPANICA
a causa di un
versamento particolarmente denso.
La terapia è ovviamente in una prima fase di tipo medico
e si avvale di vari provvedimenti dai lavaggi (d’estate è particolarmente
indicato il
soggiorno marino con i associati bagni), alle terapie mediche
locali con
cortisonici,
mucolitici, etc,
aerosolici,
crenoterapici,
immunotrofici.
In caso di buona risposta alla
terapia la tappa successiva sicuramente, sempre se l’età lo consente, è
rappresentata dalla
ginnastica di rieducazione tubarica. Tralasciando gli
esercizi più complessi ad i casi più difficili e motivati (anche perché
eseguire tali protocolli è piuttosto noioso), è oggi possibile eseguire oggi
una valida
ginnastica tubarica
utilizzando il sistema “Otovent”
commercializzato dalla “Lofarma”.
Questo è costituito da un palloncino
collegato ad un adattatore da applicare al naso, il paziente deve gonfiare il
palloncino mantenendo l’altra narice tappata e successivamente lasciare
sgonfiare il palloncino mantenendo la narice controlaterale tappata e
contemporaneamente deglutendo.
Ciò che differenzia tale metodica da altre, come
la
manovra di Valsalva
(quella che si esegue sott’acqua per “compensare”), la
Politzer
(in cui viene insufflata aria nella tuba forzatamente mentre il paziente
pronuncia la lettera k, sollevando in tal modo il
velo palatino
ed occludendo
così la comunicazione tra
rinofaringe
e
vie aerodigestive superiori
e
permettendo all’aria di “forzare” la tuba), è che con l’atto della deglutizione
viene operata un apertura “muscolare” fisiologica dell’ostio
(ad opera dei
muscoli peritubarici
attivati durante l’atto della deglutizione) ed una
penetrazione di aria sotto pressione; si esegue in pratica una vera
ginnastica tubarica
che determina risultati nel tempo (in pratica si consigliano dalle 4
alle 6 settimane).
Differente è l’insufflazione
effettuata mediande
cateterismo
tubarico, una metodica eseguita alla cieca (a meno che non venga effettuata
sotto
visione endoscopica), e per questo non esente da rischi di potenziali
lesioni a carico del delicato
ostio tubarico
sia dirette che successive per le consecutive
reazioni cicatriziali.
Tale metodica oltre a poter essere
effettuata ambulatoriamente, è più spesso eseguita presso i centri termali, il
fatto positivo è che una volta incannulata con delicatezza la tuba si può “forzatamente”
insufflare nell’orecchio medio ciò che si vuole, in particolare eseguire una
crenoterapia locale (insufflazione di acque termali).
Se la
terapia medica
e la
ginnastica tubarica
non danno i risultati sperati, e se è presente un
ostruzione rinofaringea
dovuta ad una
iperplasia adenoidea, la tappa successiva
è ovviamente rappresentata dalla
adenoidectomia
(oggi eseguita anche, e più selettivamente, sotto
guida endoscopica).
Nel corso di tale metodica se è
presente una
otite mucoide, taluni eseguono una
timpanotomia, (una piccola
apertura nella MEMBRANA TIMPANICA, che permette di aspirare il muco, talvolta con caratteristiche
simili alla colla da cui la dicitura “Glue Ear” o orecchio colla, e di areare,
seppur per breve tempo la
cassa del timpano) che si richiude spontaneamente nel
giro di circa 10 gg..
Purtroppo però, non sempre l’adenoidectomia
permette di
ottenere una risoluzione della normale
aerazione dell’orecchio medio, anche se
questo avviene spesso, ciò perchè il problema non è solo ostruttivo ma anche
dovuto ad una scarsa funzionalità dei muscoli che aprono la
tuba
(da cui l’importanza
della
ginnastica tubarica) o, più raramente per una scarsa “consistenza” delle
cartilagini peritubariche
in conseguenza di una compressione continua operata dalle
adenoidi
nel tempo.
Per ventilare la
tuba
spesso si deve ricorrere al posizionamento di un tubetto di ventilazione, detto
“grommet” tra i due lembi della MEMBRANA TIMPANICA
mediante
paracentesi
timpanica. Tale presidio, a meno che
non si tratti di tubicini preparati appositamente per una permanenza più
duratura, vengono estrusi spontaneamente dalla
MEMBRANA TIMPANICA
nel giro di circa 4-5 mesi.
Anche tale
metodica tuttavia può presentare dei problemi, come ad esempio l’evoluzione
verso una
perforazione cronica
ed un
otorrea persistente
o ricorrente.
Secondo
un lavoro danese la presenza di una costante
iperossigenazione
della
cassa del
timpano
porterebbe alla formazione di
radicali liberi
e quindi ad un
effetto
infiammatorio cronico. Sotto questo aspetto la
acetilcisteina
eserciterebbe un
effetto alternativo al tubo di drenaggio non tanto per l’effetto mucolitico
quanto per quello antiossidante.
FORME CRONICHE CON PERFORAZIONE
DELLA MT
Esistono fondamentalmente due
forme, l’otite media cronica semplice
e l’otite cronica colesteatomatosa.
Prima
di approfondirle è necessario, a grandi linee, rivedere la anatomia della
MEMBRANA TIMPANICA.
Questa è costituita da tre strati uno
strato interno,
costituito da
epitelio monostratificato respiratorio analogo al rivestimento mucoso dell’ orecchio
medio, uno
strato esterno
costituito da epitelio pluristratificato
che è la continuazione dell’epitelio
cutaneo che riveste il condotto
uditivo interno, e internamente uno
strato fibroso
di sostegno costituito da fibre circolari, radiali, circolari e paraboliche
(vedi foto Rossi).
“La MEMBRANA
TIMPANICA, è dotata di
notevole resistenza di fronte a pressioni che si instaurano progressivamente;
brusche variazioni presso rie possono invece lacerarla.
La contrazione del
muscolo tensore del timpano
modifica la forma della MEMBRANA TIMPANICA
e tende le fibre radiali, contemporaneamente per la loro modalità di
inserzione e di decorso, diminuisce la tensione delle fibre circolari e di
quelle paraboliche.
La MEMBRANA
TIMPANICA
può pertanto variare la propria forma senza che però
vari il grado di tensione dell’intero sistema di fibre che la costituiscono”. (Rossi).
Riguardo alla modalità di
vibrazione la MEMBRANA TIMPANICA
può essere suddivisa in tre zone: una
zona centrale
che compie un
movimento a pistone e mantiene la sua forma conica, una
zona periferica
che
compie un movimento a cerniera con punto fisso nell’anulus timpanico (inserzione ossea della
MEMBRANA TIMPANICA),
ed una zona intermedia
tra le due che compie escursioni più ampie (vedi figura Rossi).
Il
manico del
martello
è inserito nella
MEMBRANA TIMPANICA
e
rende questa solidale agli altri due ossicini costituendo il
sistema timpano ossiculare
o
apparecchio di trasmissione della cassa
(vedi sopra Link).
Otoscopicamente la presenza di due pliche che si inseriscono al limite tra
testa del martello
e
manico
(plica
malleolare anteriore
e
plica malleolare posteriore),
dividono la MEMBRANA
TIMPANICA
in due grandi regioni: la
pars tensa
molto più ampia che sta al di sotto delle pliche ed è costituita dai tre strati
prima citati, e la
pars flaccida
che costituisce la parte superiore ed è molto più piccola ed è costituita solo
da i due strati superficiali, essa non ha importanza nella trasmissione del
suono.
La
pars tensa
corrisponde al
mesotimpano
(la
cassa del timpano
si può anatomicamente suddividere in tre
regioni partendo dall’alto e procedendo verso il basso
epitimpano,
mesotimpano
ed
ipotimpano)
è l’unica porzione della
MEMBRANA TIMPANICA
in grado di vibrare e di partecipare alla
trasmissione del suono.
Se si conduce una retta lungo il
manico del martello
ed una seconda che la incroci perpendicolarmente all’estremità di questo, la MEMBRANA TIMPANICA
viene suddivisa in
quattro quadranti:
anterosuperiore
posterosuperiore
anteroinferiore
posteroinferiore
Questa suddivisione permette
di localizzare a che livello è posto un processo patologico a carico della
pars tensa,
come per esempio una
perforazione.
Nelle
otiti medie croniche
semplici l’elemento caratteristico è rappresentato da una
perforazione
della
pars tensa, che non raggiunge mai l’anulus e non ha mai
sede epitimpanica.
I
margini della
perforazione
sono in genere lisci e netti, ma talvolta possono
essere più irregolari e granuleggianti. Attraverso la
perforazione
a seconda
della sua dimensione si può apprezzare una porzione più o meno ampia di
mesotimpano la cui mucosa appare ispessita e talvolta granuleggiante.
I sintomi
presenti sono l’otorrea, che non è mai fetida a causa del processo
infiammatorio, infatti per definizione tale forma manca di
fenomeni osteitici.
La comparsa di “brutto odore” può essere collegati a fatti di macerazione a
carico di prodotti desquamativi del
condotto uditivo esterno
.
La presenza di questo scolo di
materiale “bagna facilmente il cuscino” e diventa il centro dell’attenzione per
il paziente che ha frequentemente necessità di detergere il condotto e in
concomitanza di fatti rinitici aumenta.
In effetti la presenza di materiale
umido più o meno infetto (la carica batterica è ridotta quando c’è la cosi
detta
otorrea tubarica), predispone a
fatti micotici
o
superinfezioni batteriche
a carico della
cute del condotto.
Questo materiale può essere
facilmente eliminato con lavaggi del condotto con soluzioni medicate.
Un altro
sintomo presente è l’ipoacusia
che è
di tipo trasmissivo, essa varia a seconda
della sede di perforazione. Il dolore è presente solitamente in corso di
riacutizzazione.
Il
processo infiammatorio
è limitato alla sola
mucosa
anche se può essere presente un danno a carico della
catena
per una sua
lesione
verificatasi durante la
fase acuta
e gli
ossicini
possono apparire amputati.
Una fase ulteriore è l’otite cronica polipoide
o
granulomatosa
caratterizzata
dalla comparsa di
formazioni polipoidi
a carico della
mucosa
della
cassa.
La
terapia di queste forme è medica utilizzando delle
soluzioni medicate
a base di
acido borico
ed
acido salicilico,
gocce otologiche
e talvolta anche
terapia per
via generale; non è rara in queste patologie la
superinfezione da pseudomonas
che può richiedere l’uso di
antibiotici attivi
contro di esso (chinolonici
o
cefalosporine
di terza generazione).
La parte chirurgica consiste nella rimozione delle
formazioni polipoidi
ed una volta “asciugato” il processo infiammatorio nella ricostruzione della MEMBRANA TIMPANICA con o senza
ricostruzione della continuità della
catena ossiculare.
La ricostruzione della
MEMBRANA TIMPANICA, è detta
miringoplastica e si avvale spesso della metodica “underlay”,
(ossia l’apposizione di un lembo di fascia di
muscolo temporale
al di sotto della MEMBRANA TIMPANICA,
dopo che questa è stata ribaltata, sostenuto da un tampone di materiale
riassorbibile). Mentre la ricostruzione della
continuità della
catena, è detta
ossiculoplastica.
Le
perforazioni
della
pars flaccida
o
epitimpaniche,
sono legate a delle
otiti
piuttosto pericolose per il paziente, le
Otiti medie
croniche colesteatomatose.
Caratteristica di queste
forme è la presenza di una
formazione cheratinica pseudocistica a livello
inizialmente
epitimpanico, ma che col tempo può estendersi alle altre regioni
dell’orecchio, detta
colesteatoma.
Caratteristica di questa formazione è la
capacità di erodere le strutture ossee circostanti e di accompagnarsi
invariabilmente a fatti osteitici.
Il
colesteatoma
si può dividere in due
categorie:
la prima è il
colesteatoma
congenito estremamente raro, che
non
si accompagna ad una
perforazione
timpanica, dovuto all’abnorme crescita
di
residui epiteliali
embrionari, e visibile per trasparenza
attraverso la
MEMBRANA TIMPANICA.
Il
secondo molto più comune è il
colesteatoma acquisito, che si accompagna ad una
perforazione epitimpanica.
Il
colesteatoma
congenito riconosce due origini
possibili:
1) pregresso processo acuto violento con
fenomeni osteitici
e
presenza di una
perforazione
interessante la
pars flaccida, successivamente
processo proliferativo
a carico dell’epitelio
squamoso del
condotto uditivo esterno
che andrebbe a
colonizzare l’epitimpano
e successivo sviluppo del
colesteatoma;
2) presenza di
una
tasca di retrazione
o
atelettasia pregressa
a carico della
pars flaccida
(vedi foto) e successivo
incistamento, queste
tasche di retrazione
sono
facilitate dalla cedevolezza della
pars flaccida
e, soprattutto, da fenomeni di
disventilazione tubarica
con frequente presenza di diminuzione della
pressione intratimpanica.
I sintomi di questa forma sono:
L’otorrea, sempre fetida per la
presenza dei
processi
osteitici,
essa non si ferma né si modifica con
terapie locali.
L’ipoacusia trasmissiva più o meno marcata, infatti nonostante il
colesteatoma precocemente eroda gli
ossicini, vista la sua iniziale crescita in
sede epitimpanica
ove sono parzialmente contenuti
martello
e
incudine
articolati tra loro, talvolta è il
colesteatoma
stesso ad interporsi garantendo la continuità della
catena.
L’ipoacusia
è spesso associata ad un senso di peso a carico dell’orecchio interessato.
Obiettivamente si può osservare una piccola
perforazione
a carico della
pars flaccida,
talvolta interessante anche il “muro
della soggetta”
porzione ossea che separa il
condotto uditivo esterno con l’epitimpano), spesso
parzialmente occlusa da
squame cheratiniche.