
Intervista del
25/2/2020 al Dott. Giulio Giovanni Sulis, otorinolaringoiatra e specialista in
Neuroauricoloterapia
di Giacomo Carrus
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Cari lettori e lettrici di Scuola
Filosofica, oggi vi proponiamo un’intervista
al Dott. Giulio Giovanni Sulis,
Otorinolaringoiatra, specializzato in
Neuroauricoloterapia nonché appassionato di
violino e viola, strumento che studia con
grande passione. Vi auguriamo una buona
lettura!
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Benvenuto su Scuola Filosofica al Dott.
Sulis che ringraziamo per la sua gentile
disponibilità a questa intervista. |
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La disciplina nella quale è specializzato,
la Neuroauricoloterapia, ha suscitato in noi
un grande interesse e una forte curiosità.
Avendone lei studiato anche la storia, da
cosa è nata l’intuizione che ne è alla base?
C’è stato qualche scoperta o studio
scientifico che in quel determinato momento
ha portato a sviluppare la teoria base della
disciplina? |
L’auricoloterapia è antichissima. Ne parla
addirittura Ippocrate.
Troviamo dei riferimenti
nel trittico “Il giardino delle delizie” di Hieronymus Bosch esposto al Museo del Prado di
Madrid, ma diventa scienza grazie
all’intuizione di un medico di Lione, il Dottor
Paul Nogier, che si pose il quesito di come mai
alcuni suoi pazienti arrivassero con una
causticazione a livello di una certa zona del
padiglione auricolare e come mai questo
trattamento comportasse la risoluzione di una
sciatica intrattabile; in effetti tutti questi
pazienti avevano subito questa causticazione del
padiglione da una signora di Lione, Madame Barin,
la quale aveva ricevuto in regalo questa
conoscenza dal padre, un marinaio, che aveva
salvato un medico orientale da un naufragio.
Nogier si pose il proposito di indagare da un
punto di vista scientifico questa intuizione.
Creò un gruppo di studio (GLEM il gabinetto
lionese di studi medici), che tuttora esiste,
radunando tutti i più insigni neurologi e
neurofisiologi francesi dell’epoca e nel giro di
qualche anno si arrivò all’intuizione che in
effetti il padiglione corrispondeva ad un feto
rovesciato, tutto questo con gli strumenti
dell’epoca come le vernici termosensibili.
Si arrivò al primo congresso internazionale di
auricoloterapia, disciplina che agli inizi del
2000 diventò scienza grazie agli studi del
professor David Alimi.
Il mio maestro
dimostrò con la risonanza magnetica funzionale
la corrispondenza tra il punto del pollice sulla
corteccia e il punto del pollice sensitivo nel
padiglione auricolare. In pratica dimostrò in
maniera inconfutabile che la stimolazione del
pollice e l’inserimento di un ago nel punto del
pollice determinavano in entrambi i casi
l’accensione della stessa aria corticale.
Attualmente la neuroauricoloterapia e la
cartografia auricolare, sviluppata sulla base di
studi di neuro dissezione, sono state approvate
dall’OMS e all’Università Parigi 13 esiste un
corso di Neuroauricoloterapia.
La Neuroauricoloterapia è quindi una
neuroscienza, da non confondere con l’agopuntura
dell’orecchio della medicina tradizionale cinese
che ha delle mappe completamente diverse e
deriva da conoscenze completamente diverse.
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La neuroauricoloterapia può agire a tutto
tondo nell’universo delle patologie che
possono affliggere il corpo umano o si
presta particolarmente a definiti ambiti? |
Il padiglione auricolare si trova in una
posizione privilegiata essendo in rapporto
diretto attraverso i nervi con il tronco, fatto
che permette a questo livello di formare una
vera e propria mappa presente in tutti i
mammiferi ed estremamente precisa e sensibile.
Il cervello sulla base della strategia da noi
inviata applicherà la terza legge di Kaler e
cercherà di ripristinare la migliore
configurazione omeostasica conosciuta precedente
il problema.
La neuroauricoloterapia è applicabile in
tantissime patologie a vari livelli perché è
semplicemente un modo che noi abbiamo per
entrare nel sistema operativo del computer
cervello.
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Cosa l’ha spinta a dedicarsi in particolare
allo studio di questa disciplina? |
Il mio avvicinamento alla disciplina è stato un
percorso graduale partito prima dallo studio del
sistema dell’equilibrio come
Otorinolaringoiatra, poi successivamente della
postura e infine da qui allo studio più profondo
della neurofisiologia.
Ho avuto la fortuna di avere grandi maestri,
dapprima il professor Bourdiol per quanto
riguarda la postura, insignito con la Legion
d’Onor per meriti scientifici, e
successivamente il professor Alimi,
neurofisiologo, docente di Neuroauricoloterapia
presso l’Università Parigi 13, che ha dedicato
la sua vita alla dimostrazione scientifica della
metodica.
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Ha qualche testo in particolare da
consigliare a chi, fra i nostri lettori,
fosse interessato ad approfondire la
conoscenza della neuroauricoloterapia e
della sua storia? |
Tra le letture che posso consigliare per
approfondire il campo della Auricoloterapia c’è
sicuramente la “Auricoloterapia medicale” di
professor Alimi e il mio testo
“Neuroauricoloterapia nella medicina della
voce”.
Va sottolineato però che è una disciplina medica
che deve essere fatta da medici proprio perché è
molto potente e necessita di una diagnosi
precisa per cui potrebbe essere difficile da
poter apprendere da parte di un non medico.
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Così come siamo ciò che mangia il nostro
corpo siamo anche ciò che “mangia” la nostra
mente. Al riguardo si descriva attraverso
l’indicazione delle sue letture preferite. |
Purtroppo, la mia disciplina non mi permette di
avere tantissimo tempo per le letture e al di
fuori di quelle di carattere medico scientifico,
però apprezzo molto tutto ciò che riguarda
l’arte e l’architettura, la pittura, la musica e
cerco di approfondire queste materie ogni qual
volta sia possibile.
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Lei è anche un esperto di musica e ha una
buona padronanza della viola. Può parlarci
di questo suo interesse? |
La mia passione per la viola nasce da ragazzino
passando prima attraverso il violino avendo
fatto il conservatorio alle scuole medie.
L’amore per la musica è stato alimentato anche
dalla mia passione per la lirica e, in generale,
per tutte le belle cose come la musica e l’arte
in generale.
Ho deciso anni fa di riprendere lo strumento con
dei maestri e passare alla viola in maniera da
poter suonare con altri amici e poter trovare le
emozioni che si hanno quando si suona uno
strumento.
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Ritiene la musica collegata al benessere
umano a tutto tondo? Questo è dovuto a
ragioni meccanico-biologiche o culturali? E
come si legano queste due componenti? |
Sul discorso musica e benessere umano sono stato
invitato a fare una relazione qualche tempo fa
al Conservatorio di Cagliari sulla relazione tra
suono e cervello “IL VIAGGIO DEL SUONO”. Il
suono una volta che arriva al cervello viene
decodificato e viene confrontato nel sistema
limbico per dargli una valenza emozionale.
La musica in particolare accende tutta una serie
di aree cerebrali che rientrano nei nuclei della
ricompensa (Nucleo Accumbens), i nuclei
del benessere.
Per questo se la musica è bella,
se ci piace e se siamo dei musicisti e la
facciamo con piacere, accende in noi tutta una
serie di circuiti che portano alla produzione di neurotrasmettitori che provocano benessere, come
la serotonina e quindi noi stiamo bene.
La buona
musica ci fa stare bene.
Esiste quindi un rapporto stretto tra benessere,
piacere e il miglioramento del tono dell’umore e
quindi miglioramento di tutte le nostre
attività. Questo è alla base della Psico Neuro
Endocrino Immunologia (PNEI).
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Termina qui l’intervista al Dott. Sulis che
ringraziamo ancora una volta per la cortese
disponibilità a nome di tutto il Team di
Scuola Filosofica. |
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